In questo film emergono vari aspetti che caratterizzano la vita delle persone anziane: l’attaccamento alle proprie cose che racchiudono ricordi di una vita intera (vedi le parole di Jean Horton: «Stia attento, mi raccomando. C’è roba fragile!»), ma anche il senso di solitudine che leggiamo nelle parole: «Dovrebbe essere bella la visita di una famiglia!».
Emerge il senso di smarrimento per quell’immagine abituata ai riflettori e agli applausi che ora è sempre più in declino e la bellezza di un tempo ormai svanita; emerge la nostalgia del passato.
Ma, quasi paradossalmente, in questo film si respira amore per la vita, che si esprime soprattutto in amore per la musica.
È un amore per la vita che contagia, che coinvolge; infatti Jean Horton si lascerà, suo malgrado, travolgere da questo vortice, abbandonerà le sue resistenze e avrà non solo il coraggio di cantare, ma di riaprire il cuore all’amore.
Direi che l’AMICIZIA, la presenza e il coinvolgimento degli amici giocano un ruolo determinante in questo film e alla fine il clima che si respira è quello di una grande famiglia.
In essa e nella musica ognuno trova la forza di affrontare la vita e addirittura fare progetti per il futuro.
A questo proposito mi sono venute in mente alcune perle di saggezza contenute nella Bibbia, nel libro del Siracide:
«La gioia del cuore è vita per l'uomo, l'allegria di un uomo è lunga vita» (Sir 30, 22).
«Un amico fedele è una protezione potente, chi lo trova, trova un tesoro.
Per un amico fedele, non c'è prezzo, non
c'è peso per il suo valore.
Un amico fedele è un balsamo di vita, lo troveranno quanti temono il
Signore»
(Sir 6, 14-16).
Vorrei fare una paio di piccole riflessioni legate alla musica, perché è un po’ l’anima di questo film.
1) Per prima cosa una caratteristica fondamentale della musica e del canto corale è che c’è unità, comunione, unione di tante voci per formarne una sola.
Una sinfonia musicale, un coro mi fa pensare all’immagine della Chiesa, a noi, tante membra ma un corpo solo. Per questa Chiesa, per noi, Gesù ha pregato nel Getsemani proprio dopo l’ultima Cena, che celebreremo fra pochi giorni: «Che tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato» (Gv 17, 21).
2) E infine lancio una provocazione, una domanda che ognuno di noi potrà portare con sé uscendo di qui: prima di iniziare a suonare un brano musicale, gli strumenti devono accordarsi tra loro, si dà il “la”, la nota capace di accordare tutti gli strumenti. La Quaresima, che stiamo ormai terminando, è il momento favorevole per ritrovare il “la” che ci “intona” a Cristo e al suo Corpo, la Chiesa.
Chiediamoci, allora: qual è il “la” col quale accordo le stonature della mia vita per intonarmi a Cristo?