Mi piace commentare in chiave evangelica questo film perché “pensare col Vangelo” è una cosa un po’
costitutiva della mia persona e della mia vita.
Mi ha colpito innanzitutto il titolo di questo film che nella sua versione originale, quella francese, è “Intouchables” – Intoccabili.
Gli “intoccabili” in questo film sono i due protagonisti, Philippe e Driss, che nella loro condizione di tetraplegico l’uno e di razza nera l’altro, sono degli “intoccabili”, degli emarginati
dalla società. Se prendiamo in mano e scorriamo le pagine del Vangelo, ci rendiamo conto che Gesù si è rivolto per l’intero arco della sua vita pubblica soprattutto a coloro che la società del
suo tempo considerava intoccabili: lebbrosi, ciechi e ammalati di ogni tipo, pubblicani, samaritani, adultere…
Un altro aspetto che mi piace sottolineare è la capacità di Philippe a far sì che Driss tiri fuori il meglio di sé: ci sono tante scene in cui Driss si rifiuta di compiere determinati servizi e
poi pian piano arriva a compierli quasi con naturalezza.
Questo mi ha fatto venire in mente una scena del Vangelo (Mt 14, 15-21) in cui Gesù ha intorno tanta gente, venuta ad ascoltarlo, è ormai sera e gli apostoli gli fanno notare che è meglio
lasciarli andare perché possano procurarsi qualcosa da mangiare. Gesù chiede loro se hanno qualcosa e la risposta è che dispongono soltanto di cinque pani e due pesci. Che cos’è per cinquemila
uomini presenti, senza contare le donne e i bambini?
Eppure Gesù ordina: “Date voi stessi da mangiare” e con quei pochi pani e pesci compie lo straordinario miracolo che tutti conosciamo bene. Il Signore si serve di quel poco che noi abbiamo e
siamo, dobbiamo solo donarlo, metterlo a servizio.
Driss non è uno stinco di santo, ha un passato tutt’altro che glorioso, ma Philippe riesce a
tirar fuori da lui tutto quello che è capace di fare: dare allegria, farlo ridere, ballare per lui, portarlo al di fuori delle sue quattro mura, smitizzare la sua situazione di tetraplegico
ridendoci sopra con simpatiche battute, aiutarlo a incontrare la donna dei suoi sogni, farlo sentire quasi “normale”….
Infine una cosa che mi fa molto riflettere è la capacità di Driss di “mettersi da parte” una volta raggiunto l’obiettivo: è riuscito a far sì che Philippe viva più
serenamente il rapporto col suo handicap, è riuscito a farlo incontrare con la donna che amava e a quel punto esce di scena, perché ha compiuto la sua missione.
Mi viene in mente Giovanni Battista che indica il Cristo come colui che i discepoli devono seguire e afferma con decisione e profonda umiltà: “Lui deve crescere; io, invece, diminuire” (Gv 3, 30).
Penso che questo sia l’atteggiamento che deve avere ogni genitore in famiglia, ma anche ogni educatore, catechista, ogni persona che svolge un servizio verso gli altri: sapersi mettere da parte
perché l’altro possa realizzarsi, essere se stesso, realizzare i suoi progetti, i suoi sogni, raggiungere un traguardo, dopo avergli offerto il supporto necessario per
giungervi.